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AVERE LA LIBERTA' O ESSERE LIBERI?

Il lato umano della rivoluzione egiziana

 

«La grande storia è fatta di piccole storie» ha affermato, introducendo l’incontro, Monica Scholz, moderatrice della serata «ed è per questo che dentro ognuno di noi, nasce il desiderio di capire cosa succede agli altri, di capire di più le azioni dell'uomo”. Wael Farouq, docente di “Scienze linguistiche e lingue straniere” all'Università Cattolica di Milano, egiziano e musulmano, era accompagnato da Mina e Monica, due giovani ragazzi di SWAP (Share with all people: condividi con tutte le persone), un’associazione nata a Milano nel 2013 e composta da giovani appartenenti in gran parte alla seconda generazione dei migranti, in prevalenza studenti universitari di origine nordafricana o mediorientale, cristiani e musulmani. A questi giovani è toccato il compito di illustrare i pannelli della mostra dal titolo Quando i valori prendono vita, allestita al Meeting di Rimini: «Una grande storia per immagini» hanno spiegato i ragazzi «nata dal desiderio di riscoprire la nostra cultura e che racconta la storia di un popolo. Con questa mostra abbiamo voluto far conoscere la reazione in Egitto di ragazzi musulmani che con le loro azioni, hanno deciso, non tanto di condannare il male, ma di mostrare con la loro vita il bene». Davanti ad un dramma come quello della negazione della libertà religiosa, questi ragazzi hanno avuto la capacità di guardare la realtà e fare una scelta: questa è la vera libertà. I ragazzi di SWAP hanno portato una testimonianza concreta di come l'integrazione sia davvero un obiettivo possibile, anche in una terra ferita, come la terra d'Egitto. E dunque, se è possibile ricostruire un rapporto e un dialogo laddove ci sono conflitti e contrapposizioni così grandi, forse è ancor più possibile nel contesto storico del nostro paese dove sembra ancora difficile la vera convivenza civile tra i popoli.

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